Il nostro obiettivo è fare dei grandi film”, il regista Naji Abu Nowar parla così di sé e dei suoi colleghi
Amman – Il cinema nella sua purezza è quello che i registi veri prediligono. “No influenze politiche o religiose ma fare film con passione e per amore del cinema stesso”. È così che la pensa Naji Abu Nowar, un regista giordano, che si sta facendo conoscere sullo scenario internazionale grazie al suo primo lungometraggio ‘Theeb‘, che ha conseguito numerosi premi e anche la nomination agli Oscar. “Sono un regista, non amo le classificazioni e le etichette”, e continua: “sono un regista arabo solo perchè sono nato in un Paese arabo, ma sarei stato un regista comunque anche altrove”.
Sei uno dei pochi registi del mondo arabo ad aver avuto cosi tanti riconoscimenti in tutto il mondo. Come mai?
Il cinema del mondo arabo, generalizzando, può essere diviso in 3 categorie: la prima è costituita da film commerciali egiziani che costituiscono la maggior parte della produzione. Penso che questi film siano popolari e commerciali anche perchè il settore della distribuzione e della ‘exhibition’ sono completamente controllati dai produttori, che non danno la possibilità a film ‘migliori’ di entrare nel mercato. È dunque un monopolio dove i prodotti stranieri hanno molta difficoltà a raggiungere l’audience. Per questa ragione siamo stati in grado di mostrare ‘Theeb‘ solo in poche sale in Egitto. La seconda categoria è rappresentata dal cinema indipendente motivato dalla politica. Qui ci sono film che trattano di problematiche politiche vicine al cuore dei registi oppure ai finanziamenti e alle organizzazioni che supportano il film. A causa di ciò i film rischiano di ‘soffrire’ perchè sono prima lavori politici e poi opere d’arte. Quindi un soggetto o la storia potrebbero non essere autentiche. Questo crea una storia bi-dimensionale e un lavoro di artigianato povero, un film noioso che l’audience non vuol vedere. La terza è la categoria minore, dove colloco anche me stesso, che è quella del cinema degli amanti del cinema. Esistiamo per fare film perchè amiamo fare film e amiamo tutto il processo. Non cerchiamo di monopolizzare un’industria o mandare messaggi politici. Il nostro obiettivo è fare dei grandi film. Ci sono altri pochi registi come me, e penso che siano questi i film che arrivino ad una vasta audience nonostante il loro piccolo budget e le difficoltà della distribuzione. Questi sono le tipologie di film che vorrei vedere.
Il cinema arabo si sta facendo conoscere molto negli ultimi anni, perchè così tardi?
Ci fu un’epoca d’oro per il cinema egiziano, parlo di quella degli anni ’40 e ’50, epoca che fu davvero grandiosa e conosciuta in tutto il mondo. Da allora c’è stato un rapido declino, che ha attraversato tutto il mondo arabo, con l’eccezione di rari casi di classici qua e là. Oggi, credo che il cinema del mondo arabo sia nettamente in ascesa, fatto di una generazione nuova, di registi ‘incredibili’, pronti ad emergere, e non vedo l’ora di vedere film magnifici provenienti da tutto il Medio Oriente.
Cosa puoi dirci sul livello tecnico e professionale degli addetti ai lavori nel cinema arabo?
Negli ultimi dieci anni, in Giordania c’è un gruppo di professionisti che sta emergendo e che si sta facendo conoscere al mondo. Abbiamo eccellenti artisti che hanno qualità tecniche che possono assolutamente competere col resto del mondo. E questo accade nella maggior parte dei Paesi arabi che fanno film regolarmente, come Egitto, Libano, Marocco, Emirati Arabi, Palestina e altri.
Quali sono le scuole di cinema più famose nel mondo arabo? Tu per esempio dove hai studiato?
Non ho studiato cinema. Ho imparato a fare film facendoli, provando e sbagliando. Non conosco le scuole di cinema. Credo che ve ne siano a Il Cairo. Una molto buona in Giordania, chiamata RSICA, che ha formato molti della troupe che ha lavorato al mio film ‘Theeb‘, sfortunatamente ha chiuso.
Cosa puoi dirci sugli attori? Che tipo di esperienza hanno?
Ci sono attori molto bravi sparsi in tutto il mondo arabo, ma soprattutto in Egitto, Libano, Palestina e Marocco. Anche la Siria era piena di grandi attori, ora non più, purtroppo. L’industria giordana ‘sforna’ a volte dei grandi interpreti, ma è ancora troppo piccola per sostenere lo sviluppo dei talenti più meritevoli.
Per ‘Theeb‘ ti sei avvalso di attori professionisti?
Il cast di ‘Theeb‘ è formato da attori non professionisti che provengono dalle locali tribù beduine, dove è stato girato il film. Abbiamo cresciuto gli attori e insegnato loro a sviluppare il loro talento, il tutto in 8 mesi, diventando così attori professionisti oggi. Causa la mancanza di attori di talento, recluto sempre attori dilettanti facendoli recitare grazie all’aiuto dei pochi professionisti in circolazione.
Pensi che il mercato sia interessato al cinema arabo?
Sì, penso che il mercato redditizio egiziano sia la prova della diffusione del cinema in lingua araba. Dobbiamo solo lavorare allo sviluppo della distribuzione e alle opportunità di visibilità della terza categoria dei film di cui parlavo prima. È importante che siano film di successo e commercialmente redditizi, che possano portare ad una produzione di spessore, in caso contrario ci sarà una fuga di cervelli, assistendo ad una ‘migrazione’ dei talenti verso le aziende pubblicitarie, in Europa o in Nord America. I registi non possono sostenere film indipendenti per il resto della loro vita perché non hanno reddito. Questo crea registi che lavorano part-time, che fanno altri lavori per pagarsi l’affitto. Dobbiamo essere sicuri che questi film entrino nel mercato, così da avere professionisti indipendenti che possano lavorare full-time facendo i registi. Mi considero ancora un dilettante, tenendo presente che non prendo uno stipendio con ‘Theeb‘, come me anche i produttori e la maggior parte della mia troupe. Tutti parlano della nomination agli Oscar perché è uno dei pochi film arabi del mondo arabo ad esser stato ‘nominato’, ma io sono anche orgoglioso che il mio film sia il primo film creato da un dilettante ad essere arrivato a questo importante risultato. Spero di poter essere pagato un giorno, insieme alla mia troupe di talento, per il nostro lavoro ed essere riconosciuto come un professionista.
Parlaci del cinema giordano: in cosa si distingue rispetto a quello egiziano e libanese per esempio?
La Giordania è nella fase ‘infanzia’ per quanto riguarda il cinema, mentre il Libano, e soprattutto l’Egitto, hanno una grande storia di cinema meraviglioso e produzione sana. La Giordania ha una nuova generazione di talenti che stanno lavorando insieme per costruire l’industria cinematografica. Spero che un giorno arrivi ai livelli della produzione dell’Egitto e del Libano. Mi piacerebbe vedere produzioni panarabe, co-produzioni regionali, come accade in Europa o in Nord America. Per ‘Theeb‘ abbiamo ottenuto la sponsorizzazione di Giordania, Emirati, Qatar e Regno Unito. Spero di assistere, in futuro, a molte co-produzioni tra i Paesi arabi, dopo tutto condividiamo la stessa lingua e il pubblico ama il nostro cinema, non guarda il Paese in cui è stato prodotto. Se impariamo a collaborare il futuro sarà più brillante per tutti noi.
Pubblicato su L’Indro
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